Bioetica & Società n. 2 – 2004

2004 n. 2 maggio-agosto (Anno II)

Editoriale (p. 5)

INTERVENTI

Pasquale Giuseppe Macrì, Ricerca sulle cellule staminali ed etica applicata alla medicina (p. 9)

Matteo Galletti, Essere una persona e avere diritto alla vita: analisi di alcuni argomenti in bioetica (p. 17)

Carlo Casini, Marina Casini, Il Parlamento Europeo e lo statuto giuridico dell’embrione umano (p. 28)

Lodovico Galleni, Etica ambientale e salvezza della Biosfera. Studio di un caso (p. 41)

Cecilia Veracini, Emergenza Amazzonia: la distruzione delle popolazioni e degli ecosistemi (prima parte, p. 43).

ESPERIENZE E RIFLESSIONI DAL MONDO DELLA SCUOLA

Andrea Porcarelli, Prospettive educative del dibattito bioetico tra personalismo e spersonalizzazione (p. 51)

Gaia Marsico, Un percorso intorno al morire (p. 63)

Clementina D’Amico, Clelia Memoli, Scuola e bioetica. Un’esperienza (p. 71)

Stefano Sodi, Dalla scienza alla divulgazione. Uno studio di caso: gli Organismi Geneticamente Modificati (OGM – p. 75)


CONVEGNI, RECENSIONI E CONTRIBUTI

Giovanni Volpi, Riflessioni a partire da un Circolo di Studio su «Etica, bioetica e biopolitica» (p. 83)

Antonio Lillo, Rischi e benefici dell’ingegneria genetica (p. 86)

Michela Vanni, Creatori e creature: i poteri dell’ingegneria genetica (p. 88)


Editoriale

Secondo una logica già seguita nel numero precedente, intendiamo riprendere alcune sollecitazioni contenute negli interventi dello stesso numero con l’auspicio di stimolare la ricerca di linee convergenti e riferimenti comuni all’interno del panorama bioetico contemporaneo.

Carlo e Marina Casini, al di là delle questioni specifiche riguardanti la recente legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, pongono questioni rilevanti. Per esempio: il desiderio di avere figli, pur «assolutamente lodevole», può realizzarsi ricorrendo a qualsiasi procedura, oppure tale legittima esigenza incontra limiti invalicabili? Ed in caso di risposta affermativa a quest’ultima domanda, come pervenire all’individuazione di tali limiti ed in base a quali principi? E tali limiti potrebbero eventualmente essere definibili culturalmente?

Altra questione di fondamentale importanza sollevata dagli stessi autori ci sembra quella relativa alla necessità o meno di astenersi da quegli interventi che, con probabilità non trascurabile, potrebbero causare gravi danni, se non la morte stessa, di uno o più esseri umani. Si tratterebbe in questo caso della discussione intorno alla validità o meno del noto «principio di precauzione». D’altra parte Vittoria Franco, a partire da considerazioni molto diverse, relativamente alla legge italiana sulla fecondazione in vitro, ricorda le difficoltà

esistenti per pervenire ad una conclusione univoca sulla «personalità» dell’embrione così come alla determinazione «universale» dello stesso concetto di persona, per cui tutto questo contribuisce a rendere incerta l’intera problematica di fondo, comune a tante questioni bioetiche, come quelle inerenti la «procreatica».

In un tale contesto tuttavia, come ancora sostenuto dalla stessa Vittoria Franco, non si deve pensare di poter prescindere da un’adesione ad una gerarchia di valori ai quali devono comunque sempre fare riferimento le leggi di uno stato, per cui sembra non eludibile la discussione intorno alla individuazione di tali valori.

Sandro Spinsanti, da parte sua, intende andare oltre ricordandoci, ancora in un contesto di valori individuati e condivisi, l’urgenza di riscrivere addirittura «nuove regole» che tengano conto della complessità dei fenomeni legati alla «cura» e all’intera medicina, nonché del rapporto che si è andato a configurare, negli ultimi decenni, tra il medico e il paziente, al di là delle semplificazioni troppo spesso legate alle tematiche delle «cose giuste» e della «pura informazione» da fornire al paziente stesso.

Anche Gaia Marsico, prendendo spunto da un’analisi delle problematiche collegate ad un caso particolare di test genetico, ci invita a non prescindere da percorsi di «democratizzazione della medicina e della scienza» se vogliamo evitare «nuove stigmatizzazioni, nuove discriminazioni e nuove esclusioni» e, al contrario, a favorire «lo sviluppo dell’autonomia di scelta, il crearsi di cambiamenti sociali tesi al miglioramento della qualità di vita e di cittadinanza, la presa in carico delle responsabilità individuali e collettive». Quindi, se la bioetica intende sempre più coinvolgere sia gli spiriti colti che il grande pubblico, è necessario che si appropri in maniera rinnovata della discussione intorno ai valori, tenendo conto dell’attuale complessità riscontrabile in ambito medico-sanitario, in vista di un più ampio, reale e democratico coinvolgimento del cittadino molto spesso posto di fronte a scelte fondamentali per la propria salute nonché per la propria e altrui vita.

Anche da punti di vista strettamente didattico-educativi, come emerge dagli interventi di Andrea Porcarelli e Patrizia Funghi, non sembra possibile prescindere da prospettive esplicitamente valoriali, in particolare se pensiamo alle tematiche scolastiche comprese all’interno delle varie «educazioni» (ambientale, salute, legalità, affettività…) introdotte negli ultimi anni e riunite, con la recente riforma, sotto la denominazione di «Educazione alla convivenza civile», oppure a quelle collegate con l’integrazione degli alunni diversamente abili.

Resta la fatica della ricerca di una scala di tali valori e di punti di riferimento comuni che da molti è ritenuta impresa costellata da difficoltà pressoché insormontabili. Crediamo, con altri, che sia possibile un’etica in cui molti uomini possano riconoscersi, e riteniamo che esista la «possibilità di costruire valori-quadro entro cui articolare e rendere compatibili, in modo innovativo, codici morali e giuridici o stili di condotta diversi» che corrispondano ad una coscienza civile «modellata su esperienze confrontate e condivise» (R. Bodei, Il dottor Freud e i nervi dell’anima, Roma, Donzelli, 2001).

In questo numero continua la riflessione su questioni veramente cruciali per la bioetica che ci auguriamo possano innescare ulteriori riflessioni ed interventi nella linea della ricerca auspicata. Per quanto ci riguarda, non mancheremo di apportare il nostro contributoin tal senso fin dal prossimo numero della rivista.